Lyrics

AGAVE

Io sono un’agave fra le rocce,

con un’idea tutta mia della legge di gravità.

Lalla-la-lalla- lalla-lalla-lalla…

Lalla-la-lalla- lalla-lalla-lalla…

Eccentrico, banale

l’intruso che diventa emblema di un ambiente.

Io sono il prodotto scontato di questo tempo,

l’archetipo fallato,

mi trovi al reparto “Offerte”

Lalla-la-lalla- lalla-lalla-lalla….

Lalla-la-lalla- lalla-lalla-lalla….

Guardami: io sto bene ovunque

perché ovunque vada c’è qualcosa di me

che stona con il resto,

che non è al posto giusto

e in virtù di questo cerca l’accordo perfetto

Lalla-la-lalla- lalla-lalla-lalla….

Lalla-la-lalla- lalla-lalla-lalla….

Io sono un’agave fra le rocce,

con un’idea che è solo mia.

LA MIA PACE INQUIETA  

Per troppo tempo sono stata

la bestia rintanata nel tuo cono d’ombra

io che sono fuoco e aria

stavo nascosta in un’oscurità immobile

in attesa di qualcosa che non poteva arrivare

Ora mi affaccio al mondo, riabituo gli occhi al sole

non nutro più le schiere dell’opportuno, del quieto vivere.

Perché è nell’irrequietezza la mia pace

è stella inquieta la mia voce

ma adesso so che è luce.

Collo, cuore e testa esposti:

ora viaggio così

cala pure la mannaia della tua condanna

se non hai niente di meglio da fare

Intanto scopro la bellezza della fragilità

la mia forza nell’essere vulnerabile.

Il simulacro che hai costruito per me

è solido e ben proporzionato

ma non mi corrisponde

ogni volta che ho tentato di coincidervi

mi ha soffocata

mi ha soffocata…

Ora respiro… ora respiro… respiro….

respira!

DAIMONES 

Sulla tua risata s’infrange l’onda della mia inquietudine

le tue lacrime compiono il miracolo di

rendere i tuoi occhi

ancora più puri

e così puri non ne avevo visti mai.

La tua pelle meraviglioso manto a proteggere

il solo posto in cui mi senta a casa

Possa il mio cuore essere

approdo al tuo peregrinare

come tu già sei per me.

Angelo del mattino

arco di desiderio che placa la mia sete di essere

non ignoreremo il richiamo

delle nostre anime che

dalle profondità del tempo

si cercano

e si riconoscono.

SUD

Queste terre arse, quest’acqua salata

sembrano suggerire

qual è la mia natura

Questo sole fa vagare

la mia mente in tondo come un cane

e mi fa pensare

al mio andarmene e poi ritornare

Chi l’avrebbe detto mai

Chi l’avrebbe detto mai

La fedeltà è un’opinione

eppure sento i rimorsi di passioni

non consumate

peccati mai compiuti

ma già confessati

Andarsene e poi ritornare

Chi l’avrebbe detto mai

o forse tutti lo sapevano tranne me

La fenice venuta male

non sa spiccare il volo

gira intorno alle sue ceneri

e le soppesa bene

Dolce calamita che trattiene

ora mandami via

e sarò tua per sempre.

RECKONING’S NIGHT

She wears killer’s gloves,

she has beautiful shoes

she dressed like one who’s going to a very important rendezvous.

Her eyes shine in the dark,

they don’t need light of the sun

Man, take care of yourself:

what she’s looking for is you.

Man, take care:

she’s coming to catch her sweet revenge

After tonight no one could say

that she’s afraid, that she’s frail.

Lilith the goddess flies at her side,

the only soulmate of reckoning’s night.

A knife shines in the dark,

mirror for the few stars of a steel sky.

Man, take care of yourself:

she’s ready on your steps.

Man, take care:

tonight she’ll have her sweet revenge.

Do you remember that day?

You hadn’t been kind with her,

she will not kind with you now.

She gonna explore your veins

She wanna drink your blood.

Man, take care of yourself:

It’s time to pay the pain you gave

It’s time to pay the pain you gave

It’s time to pay…..

Trad. La Notte della Resa dei Conti

Lei indossa guanti da assassino

e porta scarpe di classe.

È vestita come una che si sta recando a un importante appuntamento.

I suoi occhi brillano nella notte,

non hanno bisogno della luce del Sole

Uomo, fa’attenzione:

sta cercando proprio te

Uomo, attento:

lei sta venendo a prendersi la sua dolce vendetta.

Dopo stanotte nessuno potrà più dire

che lei ha paura,

che lei è fragile.

La dea Lilith

vola al suo fianco,

unica compagna nella Notte delle Resa dei Conti.

Un coltello brilla nella notte,

specchio per le poche stelle

di un cielo d’acciaio.

Uomo, fa’attenzione:

è già suoi tuoi passi

Uomo, attento:

Stanotte lei avrà la sua rivincita.

 Ricordi quel giorno?

Non sei stato gentile con lei.

Ricordi quel giorno?

Ora lei non sarà gentile con te

Lei esplorerà le tue vene

Lei vuole bere il tuo sangue

Uomo, fa’attenzione

è tempo di pagare per il dolore che hai dato…

PENELOPE

Fare e disfare, tessere e ritessere

che senso ha?

Penelope ha lasciato il telaio agli automi

e se n’è andata al cinema.

Cogliere l’ironia del suicida

per concludere che non è servita

a salvargli la vita.

Accarezza per un attimo il pensiero di

ardere il ceppo in cui

è intagliato il talamo nuziale

e si domanda come sarebbe

asciugarsi il sudore

al bagliore del lampo,

alla luce della luna…

sulla prua di una nave

senza rotta precisa

prendersi il diritto di

non tornare più a casa.

Penelope non aspetta più

Penelope non sarà più di Nessuno.

Sulla prua di una nave

senza rotta precisa

prendersi il diritto di

non tornare più a casa.

_______

LE CREATURE DEGLI ABISSI
Forse non scriverò il capolavoro del secolo
Purtroppo non troverò la cura al cancro
però so ancora prendere per mano un sogno piccolo,
imbarcarlo su un guscio di noce
e fargli attraversare il mare

Ed è così che ti regalerò
un fiore mai classificato
Ed è così che ti porterò
ad ammirare le luci intermittenti
delle creature degli abissi
delle creature degli abissi

Certo non diventerò un luminare accademico
Per le mie cause dovrò saper perdere e pagare
– non ho studiato da avvocato –
però so guardare in fondo al pozzo delle cose trascurate
scovare uno scarto prezioso
da poterti donare

Ed è così che ti regalerò
un fiore mai classificato
Ed è così che ti porterò
ad ammirare le luci intermittenti
delle creature degli abissi
delle creature degli abissi
delle creature dei miei abissi
 
FORMALDEIDE
Oggi in pausa pranzo al centro commerciale
ripensavo a quello che dicevamo l’altra sera
circa il nostro essere “artisti occidentali annoiati e stanchi”
alla faccia del Vietnam e della contestazione
non ci indigniamo più delle cremazioni collettive
e ci sembra normale allinearci al nulla globale

Guardo la mia coscienza in formaldeide
no che non è morta
aspetta solo che uno scienziato pazzo
la riporti in vita

Che peccato, non c’è più quel paio di sandali
cuciti da mani piccole e abili
mi sarebbe costato meno del panino che ho mangiato
al “Self service Bio-food”
Sorelle dell’Est e dell’Ecuador
come vi sento uguali
in questa corsa ai saldi invernali

Guardo la mia coscienza in un barattolo
no che non e’ in vendita
aspetta solo che spacchi quel vetro
e me la riprenda-aaah

Ma la tentazione è forte… guardo nelle tasche, non so se quel che ho basta ma… Quanto costa?

L’INOPPORTUNA
Ora che il nostro cane è venuto a mancare
la nostra storia richiede una svolta
Come quelle coppie per cui i figli
sono stati la migliore distrazione da sé
Ci dev’essere un difetto di comunicazione
se pensavo di parlarti invece tu
mi dici che stavo per ucciderti
e non è la prima volta…

Io sono l’inopportuna
sbaglio sempre il tempo e il modo
Tu sei in guerra con la fortuna
la tristezza, il lavoro

Poi corriamo ai ripari e ci medichiamo
reciprocamente, è la solita storia
mentre una mano ferisce
l’altra consola
Eppure mille e mille volte ancora
in mezzo al mondo ti sceglierei
e mi maledico per non saper proteggerti mai da me…

Io sono l’inopportuna
sbaglio sempre il tempo e il luogo
Tu mi chiedevi un po’ di cura
io ho sputato il mio veleno
Io sono l’inopportuna
anche adesso, mentre suono.

COCOPROSIT
“Non sprecare il tempo in cose necessarie ma inutili
che non nutrono il tuo spirito”
mi sono detta guardandomi allo specchio
ma poi mi son truccata, vestita e mascherata e sono uscita
e quelle son rimaste parole dette ad un riflesso
E neanche oggi son riuscita
a dire addio almeno per un po’
a questi purgatori artificiali
d’insalate pronte e contratti co.co.pro.

Prenditi un giorno di ferie, resta con me
Facciamo l’amore
Contiamo i baci e le lacrime che riusciamo a sopportare
Ho ancora un fiore da dare a mia madre
un giorno riprenderemo la conversazione
così dice la lucertola che dentro la sua tomba ha messo casa
e ripete da allora la stessa cantilena:

“Questi siamo noi
mantici di aria e sogni
che si gonfiano e si sgonfiano per vivere
pianeti irraggiungibili e fragili
orfani dell’eternità.

Non sprecare il tempo in cose necessarie e inutili…”

GIORNO DOPO GIORNO
Avrei bisogno di una guida turistica o spirituale
meglio se entrambe le cose
perché da un po’ di tempo ho perso la mia direzione
(forse non ne ho mai avuta una, forse troppe)
Non disperdere energie,
concentrarsi su una sola via:
ci provo ma poi come sempre
mi perdo in mille strade strette
e nel cercare così ostinatamente un senso
mi accorgo che il senso forse l’ho già perso…

E allora forse è meglio così
giorno dopo giorno
prendere tutto come viene e come va
fuggono le teste, crollano le borse
nulla ci tange, nulla ci sconvolge
cadono le teste, si fruga nelle borse
nulla ci riguarda, nulla ci travolgerà

Amore, non ti preoccupare
vai avanti, fai le tue cose
che io mi fermo un attimo a pensare
cosa fare, come superare
un blocco motivazionale
come integrarsi senza diventar normale
ma se ci penso e ci ripenso
credo sia meglio non pensarci affatto
onde evitare la fine del tale
che per il troppo valutare la sua situazione
si distrasse e scivolò in un burrone…

E allora forse è meglio così
giorno dopo giorno
prendere tutto come viene e come va
fuggono le teste, crollano le borse
nulla ci tange, nulla ci sconvolge
cadono le teste, si fregano le borse
nulla ci riguarda, nulla ci travolgerà

E allora forse è meglio così
giorno dopo giorno…
amore, non ti preoccupare
vai avanti, fai le tue cose che…
io mi fermo qua.

LA LITANIA DEI PESCI
Di tante anime, braccia e occhi
non resta che un pezzo di legno
gonfio di acqua e storie interrotte
ai pesci le racconteremo
noi che guardiamo le onde dal basso come nuvole nel cielo
e ci sovrasta il volo delle mante…

Canta la litania dei pesci
per chi la sua fortuna l’ha trovata in fondo al mare
Decreto flussi universale
per chi all’altro mondo vuole trasmigrar

E provo pena per te, giunto dall’altra parte
ti stan chiedendo il nome e il paese
il mare invece no, non ci ha chiesto niente
ci ha accolti nel suo abbraccio blu accecante…

Canta la litania dei pesci
per chi la sua fortuna l’ha trovata in fondo al mare
Decreto flussi universale
per chi all’altro mondo vuole trasmigrar

Canta la litania dei pesci
per chi la sua fortuna l’ha trovata in fondo al mare
Decreto flussi universale
per chi all’altro mondo vuole trasmigrar…

E provo pena per voi, oggi la terra trema
questo mare si fa più sottile
alla deriva dei continenti non puoi mettere un confine.

MANDIBOLE
Le teorie del complotto, fare sesso in otto
ubriacarsi di vino o di chinotto:
è tutto un esercizio di mandibole.
I vip miracolati devoti a Padre Pio
la fine nei pronostici dei Maya e di mio zio:
è tutto un esercizio di mandibole

E non so più cos’è che mi pesa:
se il vostro esserci o la vostra assenza
E non so più cos’è che mi manca:
se un po’d’accoglienza o di distanza

Il pranzo aziendale, la cena familiare
il brunch post-coito, l’aperitivo solidale:
è tutto un esercizio di mandibole.
I poveri di oggi han la gotta e stanno a dieta
Chi ha i soldi si depura con lo yoga e l’ayurveda
e tutti abbiamo figli in bagno a vomitare
fa’ che nessuno veda…

E non so più cos’è che vi pesa:
se il nostro esserci o la nostra assenza
E non so più cos’è che ci manca:
se la moderazione o l’abbondanza.

METEOROPATIA
C’è una coltre di nubi dentro e fuori di me
oggi il cielo è basso
che goduria per la mia meteoropatia
quando il cielo è basso…

Ti prego scendi
se devi scendere
non restare lì appeso
mi ricordi qualcosa d’incompiuto
un angelo impiccato

Le ragazze alle fermate
hanno guance arrossate dal freddo
mi sembrano tutte più belle di me
che emano un alone grigio
quando il cielo è basso

Ti prego scendi
se devi scendere
non restare lì appeso
mi ricordi qualcosa d’incompiuto
un angelo impicca…

____________

DISINCANTICA
Non ne posso niente
di questo Nulla,
non mi guardo più dentro
tanto dentro è intorno.
Lo psicologo di Dio ha il suo da fare,
non trova il tempo di bere con me.
Uh…mi tocca aspettare
il prossimo Big Bang.

E intanto spolvero i miei idoli
conficcati fra le costole e il cuore.
E sono la stessa di vent’anni fa,
a parte il disincanto,
la mia nuova verità.

No, non so più niente,
l’Ovest è a Oriente,
la conosci tu
la differenza tra le Indifferenze.
Buddha indisponente
aspettavo un tuo segnale,
Uh…non ti farà male
tutto quel meditare?

E allora brucerò i miei idoli,
delle illusioni salverò soltanto la migliore:
che io sia la stessa di vent’anni fa
a parte il disincanto,
la mia nuova libertà.
E non m’importa più di essere originale.
E non faccio più a pugni con ogni errore:
il bilancio è in attivo se sei ancora vivo,
il bilancio è in attivo se sei ancora vivo,
Il bilancio è in attivo se sei.

CHI C’È?
Chi c’è? Chi c’è? Chi c’è?

C’è chi va dal chirurgo per rifarsi anche l’imene
e chi non ne può più di essere vergine.
C’è chi nel rubare prova quasi una vertigine
e chi per campare si è venduto pure un rene.
C’è chi è un professionista e non ha un poco di talento,
c’è chi è un dopolavorista perché ha perso troppo tempo.
C’è chi ha visto quasi tutto e non ha capito niente,
c’è chi è costretto a letto ma ha universi nella mente.

Chi c’è, chi c’è dentro e fuori di te?
Dentro e fuori di me?

C’è chi porta sulle spalle la Madonna e fa l’inchino a Cosa Nostra,
c’è chi prega Carlo Marx di fare un salto a Porta a Porta.
C’è chi a son di tirar dritto gli è andato tutto storto
e chi spesso si è smarrito ma è arrivato.
C’è chi non è razzista ma ci mette sempre un’ma’ subito dopo.
C’è chi dice di esser rasta, c’è chi è di un’altra pasta:
è un bombarolo.

Chi c’è, chi c’è dentro e fuori di te?
Dentro e fuori di me? Dentro e fuori…

C’è chi è rimasto senza cuore perché ormai l’ha consumato
e chi lo conserva intonso nel caveau della sua banca.
C’è chi ha barattato il senno col consenso e furioso come Orlando
va cercando voti a destra e a manca.

Chi c’è, chi c’è dentro e fuori di te?
Io sono un uomo: cosa c’è di strano?
Io sono un uomo: niente di più strano.
Io sono un uomo: l’essere più alieno.

LA DONNA DI FUOCO
Voglio cantare di una donna
che ha sogni di fuoco.
Oggi come ieri
è andata in ufficio,
si annoierà, si stancherà,
maledirà un’altra volta
la normalità,
ma come sempre
lo farà in silenzio,
sorridendo a chi le sta accanto.

Lei che sogna di tenere animali tropicali
nel piccolo giardino di città,
lei che parla con gli occhi come i cani
stasera da me tornerà.

Stanotte ho spiato nei sogni
della donna di fuoco.
È stanca della pazienza e
del sacrificio,
si perderà, si troverà,
benedirà il tempo
riavuto indietro
e pazzo è il mondo che
non sentiva il suo canto.

Lei sognava di tenere animali tropicali
nel piccolo giardino di città,
lei parlava con gli occhi come i cani,
chissà se ritornerà.

FRANCESCA
Hai ragione, Francesca,
il mondo non ci aspetta,
nessuno ti cerca
quando chiudi la porta,
quando resti da sola.
Lo capisco, Francesca,
è difficile accettare
che tutto va avanti
mentre tu sei lì a ricordare,
ricordare,
ricordare…

Ma non vedi, Francesca,
che là dentro si gela?
Apri quella finestra,
fai entrare il sole.
Poi se vuoi, Francesca,
ce ne andiamo al mare,
affogheremo insieme
per ritrovare il gusto
di respirare.

Hai ragione, Francesca,
gli altri sembran giganti,
che siano felici, che siano tristi,
sono meglio attrezzati.
Ma vedi, Francesca,
i loro demoni
sono soltanto un po’più timidi.

Ma non vedi, Francesca,
che non sei più da sola?
È successo qualcosa
quando hai cominciato a urlare.
E allora, Francesca,
andiamo a una festa,
ci annoieremo insieme,
ma almeno il dubbio non resta
di non avere provato
a sentirsi ancora
parte di qualcosa.
Sister, it’s time to go out,
Sister, it’s time to go out
and have some fun.

L’EREMITA
Mi sono iscritto a un corso
di balli latino americani
per ritrovare la sintonia con gli altri.
Mi son tatuato sul braccio destro
il nome dei miei cari
per ricordare chi amo e chi detesto
Amore cosa vuoi per cena?
Vado a fare un po’di spesa.
Ma che voglia di chiamarmi fuori,
che voglia di chiamarmi fuori…

Ora è una pianta,
non ha più bisogno di altro che di acqua, aria e un po’di sole,
l’eremita non ha più bisogno neanche della voce.
Dalla sua colonna guarda in basso e non gli viene voglia di tornare,
l’eremita non ha più bisogno neanche di parlare.

Ho detto all’amica del cuore
di non sprecar l’amore:
sagge parole da dimenticare.
Poi c’è il discorso che l’altro giorno
ho fatto a mio padre:
“Rifatti una vita, comincia a viaggiare”.
Amore scusa, ma non ho fatto più la spesa,
se vuoi mangiar qualcosa
portami fuori,
portami fuori…da tutto.

Ora è una pianta,
non ha più bisogno d’altro che di acqua, aria e un po’di sole,
l’eremita non ha più bisogno neanche dell’amore.
Dalla sua colonna guarda in basso e non gli viene voglia di tornare,
l’eremita non ha più bisogno neanche di cantare.
L’eremita non ha più bisogno neanche di mangiare.
L’eremita non ha più bisogno neanche di scopare.
L’eremita non ha più bisogno neanche di dormire.
L’eremita non ha più bisogno neanche di morire.

STRANONÈ
Uh…
Strano è chi strano non è.
Ci si abitua alle cose più orrende,
alla polvere sui mobili,
alle violenze domestiche.
Ci si abitua al conflitto d’interesse
e ai conflitti che
non interessano per niente.
Uh…
Strano è chi strano non è.
Ci si abitua alle cose più oscene,
alle convenzioni,
alle confezioni,
alle condizioni estreme.
Ci si abitua a parlare del tempo,
non ci si abitua mai
al passare del tempo.
Uh…
Strano è chi strano non è,
strano è chi strano non è,
non è strano chi è strano,
è strano chi strano non è.

TEMPI DI PACE
Quando la storia ci venne a cercare
noi stavamo ancora in riunione,
a guardarvi lisciare le vostre cravatte,
a blaterare dati da incrementare,
a convincerci che
vivevamo in tempi di pace,
vivevamo in tempi di pace.

L’eco delle bombe andava bene
per riempire qualche conversazione,
poi si tornava tutti a pensare
alla strategia di comunicazione
per convincervi che
vivevamo in tempi di pace,
vivevamo in tempi di pace.

Non erano più i tempi di avanguardie nelle arti,
ma le armi, quelle sì, eran geniali:
la più silenziosa, la più micidiale
ti colpiva nel sonno, ti colpiva da sveglio,
tanto il sonno e la veglia erano uguali
e tu sognavi che
vivevamo in tempi di pace,
vivevamo in tempi di pace.

Noi non si vende mica i pomodori,
meglio i cacciabombardieri
all’umanesimo saudita,
paga bene, paga tutto sulle dita.
Con le nostre bombe
sparano tre volte
per colpire chi
viene a soccorrere…
Quando la storia ci venne a cercare
noi stavamo ancora in riunione.

FUNAMBOLI
Come si fa
ad esser l’unica
per occhi pieni di
possibilità?
Eppure resto qui
a domandarti
di camminare insieme
su questo filo teso,
come funamboli
in uno strano cielo.

Guardami ancora,
non mi annoia
la tua noia,
la tua gioia.

Io non so
se ti somiglio o no,
ma so che mi riconosco
in quello stare in equilibrio
tra la necessità
e il bisogno,
un passo dopo l’altro
attraversare tutto,
trovarci dove il caos
coincide col silenzio.

Parlami ancora,
non mi annoia
la tua noia,
la mia gioia.

LA NOTTE PER RICOMINCIARE
Si riga di lampi il cielo:
tra poco la pioggia cadrà
sui nostri passi irrequieti
sul nostro cane che fiuta l’aria,
su chi come noi
è lì in attesa
di quel che è, quel che sarà,
di ciò che manca, ciò che è da rifare.

Se hai qualcosa da buttare,
una macchia sul cuore che non è più andata via,
forse è solo un’illusione ma
sembra che questa sia
la notte giusta per ricominciare,
la notte giusta per rinascere,
la notte giusta…
Si unisce alla terra il cielo,
cambia l’odore della città
per chi tra un maschio e l’altro,
una boccata di fumo e un’oscenità
ci ha augurato “buonanotte”
poi è tornata in attesa
di ciò che cambia, ciò che resta uguale.

Se hai qualcosa da buttare,
quel peso sul cuore che non è più andato via,
forse è solo un’illusione ma
credo che questa sia
la notte giusta per ricominciare,
la notte giusta per rinascere,
la notte giusta per ricominciare
a sperare, a sperare…
È un’alba buia per noi,
è un’alba buia per noi…

CALEIDOSCÒPIA
Bianco su bianco,
cavallo sulla neve,
due spose controvento si tengono per mano.
Rosso su rosso,
il partito dipartito,
il sangue ed il vino, la falce e il crocifisso.
Verde su verde,
colore di speranza
imbrattato dalle cimici dell’idiozia padana.

Io non ho bandiere da indossare.
Io vorrei saper dipingere i rumori del mondo,
comporre in un caleidoscopio di suoni e di colori tutta questa confusione.
Puoi chiamarla presunzione,
per me è solo la speranza di lasciare una traccia
sulla tela del tempo che avanza.

Giallo su giallo,
ala di farfalla,
ottoni di una banda che brillano nel sole.
Blu su azzurro,
mia madre che mi aspetta in riva al mare
fischiando una canzone (“e vengo, vengo da te…”).
Nero su nero,
inchiostro nella notte,
le mie preghiere rivolte ad un assente.

Io non ho un dio da invocare,
altrimenti chiederei come dipingere i rumori del mondo,
comporre in un caleidoscopio di suoni e di colori tutta questa confusione.
Tu la chiami presunzione,
per me è solo il bisogno di salvare un ricordo
dalla mano del Nulla che avanza.
………..
Parole di Cristina Nico. 2009 – 2018. All rights reserved.